Corso base di scrittura creativa - PRIMA LEZIONE
“ Quando mi siedo al tavolo di lavoro,
non mi sento più a mio agio d'uno che fosse caduto
sulla piazza dell'Opera in pieno traffico rompendosi le gambe.”
(Franz
Kafka)
Benvenuto al Corso di scrittura creativa di base del Babylon Café.
Se hai deciso di intraprendere questo percorso formativo significa che, nel tuo intimo, senti il bisogno di esprimere te stesso attraverso una delle arti più antiche e nobili che accompagnano il genere umano dalla sua comparsa su questo buffo pallino perso nell’Universo: la scrittura. Significa che dentro di te alberga l’anima di uno scrittore che attende solo di essere rivelata. Oppure, al momento non avevi nulla di meglio da fare ed hai deciso di spendere un po’ del tuo tempo libero in mia compagnia, e va bene anche così. Sapevi che Edgar Allan Poe, uno degli indiscussi geni letterari dell’800, odiava scrivere, detestava gli artisti, e redigeva i suoi racconti solo per poter pagare i debiti di gioco? Perché questa digressione su uno dei padri del gotico americano? Per spiegarti che non importa per quale ragione si cominci a scrivere o perché si decida di farlo, l’importante è farlo bene. Ma quale bisogno soddisfiamo quando verghiamo i nostri pensieri su carta o quando li digitiamo sul monitor di un computer? Per molti psicologi e psichiatri l’atto dello scrivere rappresenta un momento catartico, tramite il quale esorcizziamo i nostri spettri, mettiamo a nudo le nostre paure e diamo voce ai nostri desideri. Tutto molto vero, ma siamo sicuri che esprimere noi stessi sia la sola ragione che ci porta a tenere un diario, ad appuntare dei pensieri sparsi su di un brogliaccio o a scrivere un racconto? Redigere un diario è all’apparenza l’atto egoistico per eccellenza. Affidiamo a quelle pagine i nostri ricordi, le nostre impressioni, i nostri stati d’animo e lo chiudiamo con un lucchetto, o lo nascondiamo in un posto sicuro per evitare che il resto del mondo spii il nostro io più segreto. Eppure finisce quasi sempre che lo facciamo leggere, magari ad anni di distanza, al nostro migliore amico o alla persona amata. Perché? Perché scrivere soddisfa un bisogno primario dell’essere umano che è più antico e più radicato di ciò che la psicanalisi sottolinea: comunicare. La comunicazione è lo strumento per eccellenza che lega fra loro i membri di una comunità, piccola o grande che sia. La parola, scritta e parlata, ci permette di intrecciare e mantenere i rapporti con i nostri simili, divenendo il mezzo per antonomasia attraverso cui la società civile si evolve e si perpetua. Comunicare, però, non è facile e non solo perché il nostro prossimo non è sempre pronto ad ascoltare ciò che abbiamo da dire, ma anche perché, sovente, non siamo capaci di strutturare correttamente il messaggio che vorremmo far giungere al nostro interlocutore. Pensare, parlare e scrivere sono atti successivi di un processo cognitivo complesso che necessita di attenzione e di competenza, competenza linguistica. Ed eccoci al fulcro della nostra prima lezione. Cercherò di insegnarti le tecniche di base per farti raggiungere un traguardo importante: scrivere un racconto ben strutturato, comprensibile, interessante, che attragga l’attenzione del lettore e che rispetti la grammatica italiana.
Poche righe più sopra ho sottolineato il fatto che scrivere è essenzialmente comunicare, e questo implica che non si scrive solo per se stessi, ma si scrive soprattutto per essere letti, quindi si scrive per gli altri. Per un pubblico che, inizialmente, può essere rappresentato da amici e parenti e che, in seguito, con un po’ di fortuna ed una casa editrice come Dio comanda, può trasformarsi in quella massa informe di occhi sconosciuti che scorrono avidamente le pagine del tuo romanzo. Ma come si possono comunicare i propri pensieri, le propri idee, i propri incubi e deliri ad una moltitudine di perfetti sconosciuti che nulla sanno di te e del tuo universo personale? Rendendo chiara, scorrevole e comprensibile la storia che hai nella testa. Per rendere un testo comprensibile è necessario, innanzitutto, conoscere e rispettare la grammatica della lingua in cui stai scrivendo, nel nostro caso quella italiana. Quindi àrmati di pazienza e buona volontà e prima di proseguire nella lettura di questo corso, ritrova il libro di grammatica delle medie, delle superiori, ruba quello di tuo fratello minore o va a comprare un Bignami, ma procurati un libro di grammatica. Lo so, è noioso. E so anche che credi di non averne alcun bisogno, ma sbagli. Non è possibile cimentarsi nell’arte dello scrivere senza avere una buona conoscenza della grammatica e della sintassi. Sai quanti pregevoli romanzi di illustri sconosciuti vengono cestinati dalle case editrici perché sgrammaticati? Mettiti in testa che una buona storia scritta male non ha alcun futuro, mentre una storia mediocre scritta alla perfezione ha ottime possibilità di essere pubblicata. E’ ingiusto, forse, ma credimi, è dannatamente vero. Per rendere un testo comprensibile non è sufficiente, però, solo una corretta applicazione delle regole grammaticali, occorre anche che la nostra storia sia ben spiegata, scorrevole, strutturata in maniera logica e senza strappi o buchi narrativi, che contenga delle descrizioni calzanti dei luoghi che citiamo, che sia popolata di personaggi credibili e che sia animata da discorsi diretti spigliati e naturali. Tutti argomenti che approfondiremo nei prossimi capitoli e che vanno sotto la dicitura di tecnica narrativa . Ma la tecnica è uno dei due aspetti fondamentali del processo della scrittura e poggia le sue fondamenta su qualcosa di molto personale e, se vuoi, di più artistico: l’ispirazione.
L’ispirazione è quell’idea, quella scintilla, che ci spinge ad immaginare una storia, a creare dei personaggi, a dipingere sulla tela della nostra fantasia paesaggi inesplorati partoriti dalla nostra mente. Da dove possiamo trarla e come possiamo usarla? Sull’argomento sono stati versati fiumi d’inchiostro, ma l’unico risultato al quale si è giunti è che ognuno pesca le proprie idee da un laghetto personale, artificiale o naturale, con buona pace di critici, dotti e sapienti. In linea di massima si può affermare che l’ispirazione, in genere, viene tratta dalla realtà circostante, rielaborata e corretta. Una delle migliori frecce nella faretra di uno scrittore, dunque, è la capacità di osservazione. Osservare, captare, sezionare, assimilare ciò che abbiamo intorno (volti, persone, case, ambienti, palazzi, fatti di cronaca) ci permette di accatastare, e di conservare, un considerevole numero di informazioni che potranno essere usate ed inserite nelle nostre storie. Dopo che la nostra lampadina di Archimede si è accesa ed abbiamo esclamato il proverbiale “Eureka!”, non resta che affrontare il foglio bianco e vedere dove ci condurrà. A tal proposito è necessario, prima di proseguire nella nostra scampagnata nel mondo della scrittura creativa, affrontare un’altra questione. Come scrivere una storia. In genere gli scrittori con la S maiuscola si dividono in due grandi categorie: quelli che si mettono di fronte ad un foglio bianco e lasciano sciolte le briglie della loro immaginazione per vedere dove essa li condurrà, e quelli che, scaletta alla mano, hanno già ben chiaro in mente lo svolgersi degli eventi che hanno intenzione di narrare. Alla prima categoria appartiene, per fare un piccolo, trascurabile esempio, un signore di nome Stephen King, che dopo aver osservato la finestra della sua lavanderia, si siede davanti alla macchina da scrivere e lascia che la sua immaginazione partorisca un piccolo capolavoro come “Finestra segreta, giardino segreto” (Quattro dopo mezzanotte). Gli autori come King seguono la suggestione di una particolare immagine e lasciano che il processo creativo segua il proprio sentiero. E’ un po’ come se scrivessero sotto dettatura, quasi fossero posseduti da uno spirito creativo e burlone. Ovviamente dietro questo modus operandi non si annida nulla di soprannaturale: è solo la psiche dello scrittore che, scevra da tabù e finimenti, si libera bisbigliando al conscio ciò che deve scrivere. Alla seconda categoria appartengono personaggi come un certo Umberto Eco, che si decidono a mettere per iscritto le loro idee solo quando il puzzle nella loro mente è risolto ed ogni tassello degli avvenimenti che hanno intenzione di narrare è esattamente al suo posto. Qual è il miglior modo di scrivere una storia? Sono entrambi validi, devi solo scegliere quale sia il più adatto ad esprimere la tua creatività.








