Corso base di scrittura creativa - TERZA LEZIONE
“Se conosci bene l’argomento, le parole verranno.”
(Catone)
La descrizione: gli ambienti.
Ogni mestiere, per artistico che sia, necessita di strumenti idonei per essere intrapreso. Un pittore non sarebbe tale senza i suoi colori e la sua tela, un musicista si separa sempre a malincuore dal suo strumento, un medico non passeggia quasi mai in corsia senza il suo fedele fonendoscopio appeso al collo. Uno scrittore, in genere, gira per le strade con le mani in tasca ed il naso all’insù. Un fannullone, a prima vista. E, in un certo senso, è proprio così. Ma scrivere, nonostante le apparenze, è un mestiere a tutti gli effetti, che ha sua disposizione degli strumenti affilati, taglienti e fidati: le parole. Ognuno di noi ne conosce a centinaia e le usa continuamente. Senza accorgercene ci giochiamo, le maltrattiamo e siamo convinti che i nostri processi cognitivi si basino su di esse. Ma le cose non stanno esattamente così. Quando pensiamo, ricordiamo o immaginiamo, quel chilogrammo abbondante di materia grigia che occupa la nostra scatola cranica mette in moto i suoi ingranaggi e formula dei pensieri che noi traduciamo in parole. Traduciamo. La realtà è che il nostro encefalo ragiona per immagini che, nel volgere di qualche frazione di secondo, vengono elaborate dal centro del linguaggio in pensieri, che si compongono di parole. Se sei seduto sulla battigia e fissando l’orizzonte ti ricordi di quella volta in cui tuo padre ha provato ad insegnarti a nuotare, ti renderai conto che la prima cosa che farà capolino nella tua mente sarà un’immagine. Forse quella delle braccia di tuo padre che tentavano di sorreggerti per non farti bere l’acqua salata, o magari il particolare colore del mare o la bambina che nuotava accanto a te con il salvagente intorno alla vita. Ma la prima cosa che ti sovverrà sarà un’immagine, non una frase. I pensieri seguiranno poco dopo, strutturati e sovrapposti. Perché questa divagazione sulla fisiologia del sistema nervoso? Per farti comprendere l’importanza delle immagini, degli oggetti, dei luoghi che ci circondano, e per porre l’accento su una questione: descrivere la realtà non è così semplice come vederla. Giungiamo, così, ad uno degli aspetti basilari della tecnica narrativa: la descrizione.
Descrivere significa letteralmente: “rappresentare, scrivendo o parlando, i particolari d'un oggetto, d'un luogo, d'un fatto o i connotati, le qualità di una persona”. In un testo di narrativa, sia esso un romanzo o un racconto, le funzioni di una descrizione possono essere molteplici. La si può usare per rendere più reale il luogo dove si svolge un’azione, può servire per attirare l’attenzione del lettore su un dettaglio che si rivelerà fondamentale per lo svolgersi della storia, può avere una mera funzione riempitiva o può essere inserita per spezzare la tensione narrativa di un capitolo caratterizzato da un forte pathos. L’essenziale è che sia scritta in maniera piacevole, coinvolgente e precisa, che dia al lettore la sensazione di essere fisicamente presente, di trovarsi ad osservare con i propri occhi la scena che gli stiamo raccontando. Scrivere in maniera valida una descrizione significa rendere con le parole ciò che gli occhi catturano con un semplice sguardo. Facciamo un esempio per chiarire questo concetto:
Gianni si trovava in una stanza. Le pareti erano bianche. La luce filtrava da una finestra. Sulla libreria erano disposti alcuni libri. Gianni attese con pazienza.
Da questa scarna descrizione cosa hai dedotto della stanza in cui si trova Gianni? Ben poco credo. Ma se avessi scritto:
Gianni era in piedi al centro dell’ampia stanza quasi perfettamente rettangolare. Alle sue spalle la porta era ancora spalancata e dal corridoio sentiva giungere il vociare sommesso delle segretarie. Una grande finestra si apriva sulla parete alla sua destra. La giornata era limpida e afosa e la luce del sole inondava le pareti bianche e si rifletteva sui vetri dei pochi quadri appesi. I soggetti dei dipinti, delle croste di poco valore, erano per lo più floreali, ma davano all’ambiente austero un tocco di leggiadria. Al centro del locale troneggiava un’imponente scrivania in rovere ingombra di scartoffie corredata da una titanica poltrona di pelle nera con lo schienale puntellato di borchie di ottone. Davanti alla scrivania era stata sistemata una piccola sedia di legno scuro ed alla sua destra si trovava una possente pianta di ficus di un acceso verde smeraldo. Di fronte a lui c’era una libreria all’inglese con pochi volumi dalla copertina rossa protetti da due ante di vetro. Gianni osservava perplesso la sedia sulla quale si sarebbe dovuto accomodare di lì a poco e ripassava mentalmente il discorsetto che si era preparato la sera precedente. Dette un’occhiata all’orologio digitale che era appeso al muro alla sua sinistra: le dodici e undici minuti. Il Direttore del personale era in un clamoroso ritardo. Gianni si appoggiò allo stipite della porta ed attese con pazienza.
Ora hai decisamente più elementi. Sai che il nostro Gianni si trova in un ufficio, che, probabilmente, deve affrontare un colloquio di lavoro, che è una giornata calda ed afosa e che il Direttore del personale ama i ficus. Mentre leggevi nella tua mente si sono formate una serie di immagini ben precise, immagini che io ti ho suggerito e, per qualche istante, io e te ci siamo trovati esattamente nello stesso posto. Un piccolo miracolo, non credi? Ho usato le parole per dipingere una scena immaginaria che esisteva solo nella mia mente, ma che ora hai visto anche tu. Ecco quale risultato dovrebbe ottenere una buona descrizione: portare il lettore a condividere la medesima esperienza visiva dello scrittore.
La descrizione che ti ho portato come esempio contiene numerosi dettagli riguardanti il luogo in cui si trova il protagonista, ma gli oggetti descritti hanno una funzione, nel caso del nostro esempio quella di motivare l’ansia e l’impazienza di Gianni che sta per sostenere quello che si presume essere un colloquio. Per far sì che una descrizione risulti funzionale ad una storia e non tediosa per il lettore (rammenta che tenere alto il suo interesse è il tuo principale obbiettivo) le descrizioni che “adornano” il tuo scritto non devono essere sciolte dal contesto della storia, non devono essere fini a sé stesse e, soprattutto, non debbono in alcun modo somigliare ad un verbale di polizia!
Per raggiungere l’obiettivo di scrivere una buona descrizione è necessario avere confidenza con il nostro strumento di lavoro (le parole) e saper osservare la realtà che ci circonda. Perché è proprio esercitandosi nell’osservare la realtà quotidiana che si impara ad affinare le proprie capacità descrittive. Lo scrittore dovrebbe essere un po’ come un agente segreto, o un reporter d’assalto se preferisci, che spia, osserva e annota, mentalmente o su un block notes, tutto quello che gli scorre accanto. Osservare i dettagli che compongono un ambiente, con i colori che lo caratterizzano, gli odori che lo pervadono, saper rendere con la scrittura quello che un fotografo immortalerebbe con la sua fida fotocamera, è un requisito che ogni valido autore dovrebbe annoverare fra le sue doti.








